
Tradizione e modernità
Cantina Bacco è una realtà imprenditoriale storica del territorio di Nettuno.
In questa terra fertile, con un clima favorevole dato dal sole e dalla brezza marina, cresce il “Cacchione”, bianco autoctono della zona che pare esista già dai tempi dei Romani e che la Cantina Bacco, grazie ai suoi fondatori, alcuni dei quali ancora in vita, ha recuperato dopo un periodo di abbandono.
I contadini nettunesi, infatti, fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale, avevano continuato ad impiantare i loro vigneti con la tecnica del “piede franco”. Successivamente, con l’abbandono delle campagne e la spinta verso una agricoltura più industrializzata, rimasero poche coltivazioni, per lo più realizzate con piante innestate perché più facili da coltivare.



L’attività di recupero ebbe inizio nel dopoguerra e si concretizzò a tutti gli effetti nel 1973 grazie all’intuizione di più di 200 produttori, ex transumanti e piccoli proprietari terrieri della zona, accomunati dalla volontà di tornare a mettere a frutto e tutelare questo vitigno autoctono abbandonato nella seconda metà del 1800 a seguito del diffondersi della Fillossera in Europa.
L’impatto della cooperativa sulla comunità locale fu talmente rilevante che nel giro di pochi decenni centinaia di ettari di terreno vennero dedicati all’esclusiva produzione di quest’uva ed ogni Nettunese che si rispettasse aveva in casa almeno una vite di Cacchione (è da qui che prende origine il nostro progetto “Il Cacchione a casa tua” (Link alla pagina o al titolo) che oggi Cantina Bacco continua a seguire coi privati e con gli istituti scolastici della zona).
All’inizio degli anni 2000, infine, la Cantina Bacco – attraverso la ferrea e caparbia volontà dei soci di rivalutare ulteriormente il Cacchione quale prodotto autoctono di Nettuno – in contrapposizione con i produttori delle zone limitrofe ormai concentratisi quasi esclusivamente sui vitigni internazionali, ha deciso – dopo diverse sperimentazioni – di rilanciare la coltivazione del Cacchione con l’aggiunta della tecnica del piede franco.
Rimasta una delle ultime società cooperative del Lazio nel ramo vitivinicolo, Cantina Bacco è oggi gestita dagli eredi di cinque soci fondatori con ben quattro generazioni alle spalle.
Se da una parte la tradizione è un punto di forza, coi tempi che avanzano il maggiore interesse degli amministratori è quello di applicare alla passione per il vino le migliori innovazioni tecnologiche sul campo per garantire prodotti qualitativamente sempre migliori e metodi di produzione il più possibile sostenibili.
Lo stesso stabilimento che ospita oggi la sede della società e il comparto produttivo è frutto della conversione di quello che era originariamente un mattatoio. Divenuto sin da subito centro di scambio commerciale fra produttori locali lo stesso oggi incorpora anche un negozio per la vendita diretta dei nostri prodotti fra sfuso e non e le sale degustazione dove ospitiamo sovente attività culturali quali presentazioni di libri, mostre e serate astronomiche.
Specchietto Fillossera
(dal gr. ϕύλλον “foglia” e ξηραίνω “dissecco”)
Trattasi di un insetto appartenente ai Rincoti omotteri, della superfamiglia degli Afidi (pidocchi delle piante) la cui puntura sul corpo della vite genera callosità mirate che diffusesi sulle radici impediscono alla pianta il corretto assorbimento dei nutrienti.
La fillossera della vite (Viteus vitisfolii Fitch), nello specifico, fu scoperta per la prima volta da C. H. Fitch sulle foglie delle viti selvatiche nell’America del Nord (New York) nel 1854 e la sua introduzione in Europa (1858-1862) si deve attribuire indubbiamente all’importazione dall’America nel Sud della Francia di barbatelle di viti infette.
In Italia erano stati avvertiti fin dal 1875 nelle vicinanze di Lecco dei deperimenti nella vegetazione delle viti, ma solo nel 1879 venne accertata la presenza dell’insetto nei dintorni di Valmadrera (Como) e di Agrate (Milano); l’anno successivo furono rinvenuti focolai d’infezione nelle provincie di Caltanissetta, di Messina e di Porto Maurizio (Imperia). Alla fine del secolo l’infezione era stata accertata in oltre 900 comuni e vi interessava più di 350.000 ha. di superficie. Nel 1931 essa risulta accertata in 89 delle 92 provincie italiane e circa un quarto degli oltre 4.000.000 di ha., sui quali in Italia è coltivata la vite, è stata distrutta o gravemente danneggiata dall’infezione.
Specchietto il Cacchione a casa tua
Il progetto ha come scopo la promozione del recupero del Cacchione da parte dei privati attraverso incontri di formazione e laboratori finalizzati ad apprendere come si cura effettivamente questo tipo di vite. A tal scopo, ai partecipanti viene anche donata una barbatella di vite da poter allevare in casa propria.
