Arte, cultura, buon cibo e buon vino: sono queste le caratteristiche che i turisti italiani e stranieri apprezzano del nostro paese. La pandemia non frena la voglia di vacanze e anzi il turismo enogastronomico mostra numeri in costante ascesa. La percentuale di viaggiatori che sceglie mete che offrono anche percorsi enogastronomici è passata da dal 59% al 71% nell’ultimo anno, e nel 2016 era appena al 21%. In appena cinque anni, quindi, il dato si è più che triplicato. I dati sono emersi dal Rapporto sul settore presentato in Senato da Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico. Molto interessante anche uno degli abbinamenti richiesti dai turisti: viaggi di gusto e mare e poi eventi e formazioni in cantine, per conoscere cibo e vini locali.
Il profilo del nuovo turista
Si è modificato nel corso degli anni il profilo del turista, che è più attento al luogo di visitare, ma anche a quei territori che possono offrire percorsi enogastronomici. La meta viene scelta anche in base all’offerta culinaria e vinicola che un territorio può offrire. Il settore dell’agroalimentare e gli eccellenti vini italiani possono, quindi, essere il volano per la ripartenza del turismo del nostro Paese.
I percorsi enogastronomici, infatti, permettono la scoperta di luoghi spesso meno conosciuti e quindi meno frequentati (un fattore che influenza le scelte di molti turisti soprattutto dopo la pandemia), ma in grado di favorire un turismo lento molto apprezzato perché sinonimo di relax e benessere. Inoltre anche il turismo di prossimità consente di valorizzare i luoghi meno conosciuti, ma a due passi da casa e con ampi spazi all’aperto: percorsi ed esperienze culturali, gastronomiche e naturalistiche tra vigneti e cantine.
I turisti amano le esperienze dirette a contatto con la natura, come lo sport, e prendere parte all’attività delle aziende vitivinicole, unendo quindi il benessere fisico a quello a tavola.
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Legge sull’enoturismo
Il turismo enogastronomico può trovare giovamento nell’approvazione del decreto del 12 marzo 2019 che disciplina il settore e indica “linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità, con particolare riferimento alle produzioni vitivinicole del territorio, per l’esercizio dell’attività enoturistica”. Con questa proposta di legge si vuole proporre le cantine non più solo per visite guidate e degustazioni, ma gestirle come strutture ricettive per ospitare tutti coloro interessati al mondo vinicolo italiano. Un incentivo per il turismo, ma soprattutto un modo per promuovere il rapporto tra territorio, prodotti alimentari e vitivinicoli. Inoltre favorire attività come visite ai vigneti, a musei dedicati e alla storia agricola e della produzione, partecipare alla vendemmia, fare attività didattiche e ricreative.
Il futuro del turismo enogastronomico
La legge sull’enoturismo e il volume “Turismo del vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche” scritto dal senatore Dario Stefàno e da Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento Turismo del Vino e ideatrice di “Cantine Aperte” spingono a sviluppare le eccellenze territoriali anche con consigli su come promuovere la cantina come “wine destination”.
Il futuro del turismo enogastronomico passa per un’organizzazione perfetta della struttura, la preparazione del personale, l’attenzione alla sostenibilità, al mondo del digitale e della connettività, alle attività esperienziali che i turisti desiderano fare in un clima di “viaggio alla scoperta”.